Quando si parla di emozioni c’è una differenza molto importante da sottolineare: una cosa è parlare delle emozioni in genere, spiegare cosa sono dove nascono e a cosa servono (e di questo ho parlato a lungo nelle ultime settimane), ma tutt’altro è spiegare cos’è OGNI SINGOLA EMOZIONE.
L’emozione è qualcosa che viviamo con la parte destra del nostro cervello mentre le definizioni, le spiegazioni e le concettualizzazioni appartengono al lato sinistro.
Se anche i due emisferi sono collegati, non saranno mai sovrapponibili né potranno mai scambiarsi i ruoli.
Per questo motivo non riusciremo mai a spiegare a parole cos’è un’emozione, cosa proviamo di fronte ad un panorama, quando viviamo un’esperienza o siamo vicini ad una persona.
I più bravi poeti riescono a farci vivere un’emozione attraverso parole sapientemente scelte (“M’illumino d’immenso”); i bravi narratori sanno riportarci ad esempi comuni a tutti (“non siamo mica qui a pettinar le bambole”); ma non si può spiegare cosa sia la paura o la curiosità, la tristezza o la sorpresa.
Siamo tutti presi dall’angoscia del limite quando cerchiamo di spiegare ad un’altro cosa stiamo vivendo, ma così è; accettiamolo.
Le emozioni si vivono.
E se, per caso o per scelta, condividiamo con qualcuno la stessa esperienza e la stessa emozione, avremo costruito un legame profondo … senza bisogno di parole.
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